Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancor oggi sento tutto il peso sulle mie spalle, scrive Emanuele Filiberto di Savoia in una lettera indirizzata ai Fratelli della Comunit Ebraica italiana, e anticipata da un’intervista esclusiva al Tg5 diretto da Clemente Mimun, con la quale il principe chiede perdono, ma non mi aspetto perdono per ci che fece re Vittorio Emanuele III. Una firma sofferta, dalla quale ci dissociamo fermamente, un documento inaccettabile, un’ombra indelebile per la mia famiglia, una ferita ancora aperta per l’Italia intera.
Scrivo a voi fratelli Ebrei, con viva e profonda emozione nel lancinante ricordo del rastrellamento del Ghetto avvenuto il 16 ottobre 1943. Scrivo a voi fratelli Ebrei, nell’angoscioso ricordo delle troppe vittime che la nostra amata Italia ha perso, continua il principe sperando che questa lettera sia un primo passo verso quel dialogo che oggi desidero riprendere e seguire personalmente.
Figlio di Vittorio Emanuele di Savoia e nipote dell’ultimo sovrano, il re di maggio Umberto II andato in esilio dopo l’esito del referendum monarchia-repubblica, Emanuele Filiberto dice di desiderare che la storia non si cancelli, che la storia non si dimentichi e che la storia abbia sempre la possibilit di raccontare quanto accaduto a tutti coloro che hanno fame e sete di verit: Le vittime dell’Olocausto non dovranno mai essere dimenticate e per questo motivo, ancor oggi, esse ci gridano il loro desiderio di essere giustamente ricordate.
Ci sono voluti 82 anni per fare i conti con la storia, e le leggi razziali firmate da Vittorio Emanuele III. Ma oggi le parole del nipote dell’ultimo re esprimono chiaramente un sentimento di condanna pur nel ricordo — continua il principe – dell’avo re Carlo Alberto che il 29 marzo 1848 fu tra i primi Sovrani d’Europa a dare agli italiani ebrei la piena uguaglianza di diritti. Anche casa Savoia stata ferita profondamente negli affetti pi cari, ricorda il principe: Come potremmo dimenticare la tragica fine di mia zia Mafalda di Savoia, morta il 28 agosto 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald dopo un’atroce agonia? Come potrei dimenticare che anche mia zia Maria di Savoia fu deportata con il marito e con due dei loro figli in un campo di concentramento vicino a Berlino? Ed entrambe erano figlie sempre dello stesso Vittorio Emanuele III.
Nel 2017, quando furono rimpatriate, a Vicoforte nel Cuneese, le salme dell’ultimo re e della regina Elena, Vittorio Emanuele ci aveva detto di riconoscere l’errore della controfirma di Vittorio Emanuele III su quelle leggi, che non erano sue, ma volute dal governo Mussolini. Una distinzione che ancora copriva un atto imperdonabile da parte del sovrano che allora avrebbe dovuto appresentare l’unit nazionale. E aggiunse: Il primo atto come erede di Casa Savoia quando tornai nel 2002 stato una lettera di condanna di quelle leggi indirizzata al Rabbino di Roma.
Non voglio essere perdonato – ribadisce oggi al Corriere Emanuele Filiberto —. Ma oggi voglio prendere le mie responsabilit, condannare fermamente le leggi razziali. Un pentimento convinto, un passo oltre quello di suo padre? Mio padre Vittorio Emanuele mi lascia ora pi libert e voglio prendermi questa responsabilit per avviare un dialogo futuro.
Adesso, mentre si avvicina il 27 gennaio, Giorno della memoria, Emanuele Filiberto condannare le leggi razziali con parole ferme e senza pi equivoci. Dice: giunto, una volta per tutte, il momento di fare i conti con la Storia e con il passato della famiglia che oggi sono qui a rappresentare.
22 gennaio 2021 (modifica il 22 gennaio 2021 | 21:25)
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