La regola (generosa) la stessa. Anche per AstraZeneca, arrivata al braccio di ferro con Bruxelles per i tagli alle forniture del vaccino anti Covid, con uno scambio di accuse che sembra non fermarsi pi. Il contratto con l’azienda britannica, come tutti quelli firmati dalla Commissione europea con le altre case farmaceutiche, non fissa le forniture da garantire ogni settimana. Ma stabilisce solo le quote da rispettare ogni tre mesi. All’interno dei trimestri l’azienda pu frenare o accelerare il ritmo, a seconda delle esigenze produttive. L’importante che alla fine di marzo per il primo trimestre, alla fine di giugno per il secondo, e cos via, la fornitura venga garantita. Ma anche se questo vincolo non dovesse essere rispettato, le carte in mano alla Commissione europea non sono poi cos buone. Senza escludere effetti collaterali sull’ok alla vendita da parte di Ema, ormai questione di ore.
Il contratto
Le penali non sono automatiche, anzi risultano improbabili. A definire i rimedi in caso di violazione delle forniture trimestrali deve essere un nuovo accordo tra la casa farmaceutica e la Commissione. La penale pu essere uguale al 20% del valore delle dosi non consegnate. Una sanzione abbastanza contenuta, che pu essere messa in conto da un’azienda con le spalle larghe e con gli affari che vanno bene. Ma i rimedi possono essere anche altri, come la restituzione delle somme versate o addirittura la risoluzione del contratto. Un’ipotesi, questa, che sarebbe un suicidio perch significherebbe rinunciare alla consegne in un momento in cui di vaccini c’ grande domanda e poca offerta.
Le forniture
Da AstraZeneca, in un primo momento, l’Italia doveva avere nel primo trimestre 16 milioni di dosi. Una fornitura, che pur senza suscitare scandalo, era gi stata dimezzata qualche settimana fa, scendendo a 8 milioni. Poi stata ridotta di nuovo con quel taglio del 60% che ha innescato lo scontro con la Commissione europea. Per l’Italia significa avere nel primo trimestre appena 3,4 milioni di dosi a disposizione. Non solo. A proposito della possibilit di risoluzione del contratto, nel secondo trimestre di dosi ne dovremmo avere 24 milioni. Si tratta della fornitura pi consistente di tutte, in un momento in cui saremo ancora esposti alle oscillazioni nelle consegne delle case farmaceutiche. E in cui non si sar ancora concretizzata la strada della parziale autarchia, con la produzione del vaccino italiano Reithera che non arriver prima dell’estate. Che fare, quindi?
Il via libera dell’Ema
A differenza di Pfizer, la battaglia con AstraZeneca cominciata ancora prima del via libera alla commercializzazione del vaccino, previsto a giorni. L’Italia, come tutti i Paesi europei, non ha ancora il quadro delle forniture settimanali, ma solo il totale nei singoli trimestri, come previsti dal contratto. Un paradosso, perch i tagli sono stati in qualche modo preventivi. Eppure il paradosso, al di l delle smentite e del fair play, potrebbe trasformarsi in una leva negoziale. Il via libera dell’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, e poi quello successivo dell’Aifa, l’agenzia regolatoria italiana, potrebbero essere di due tipi. Un’autorizzazione piena, cio senza distinzione per fasce d’et. Oppure condizionata all’utilizzo del vaccino per le persone che hanno meno di 65 anni o addirittura 55, visto che diversi studi hanno accertato un’efficacia minore nelle persone anziane. Non una differenza da poco. N per l’Italia, che avrebbe una carta in meno da utilizzare per l’immunizzazione delle persone con pi di 80 anni, prossima tappa della campagna vaccinale. N per AstraZeneca, che avrebbe un prodotto meno spendibile sul mercato, e quindi meno remunerativo.
Effetto Brexit
Difficile pensare che queste valutazioni non entrino in gioco nel braccio di ferro in corso in queste ore. Come difficile pensare che non conti anche il fattore nazionale e geopolitico. Lo scontro con la statunitense Pfizer stato meno acceso non solo perch i ritardi sono stati pi contenuti e comunque successivi al via libera dell’Ema. Ma anche perch partner di Pfizer la tedesca BioNTech. Proprio questa stata la chiave che ha aperto le porte alla fornitura, anche questa preventiva, di 30 milioni di dosi alla Germania. La britannica AstraZeneca, invece, da un mese non pi sul territorio dell’Unione Europea. La Brexit scattata il primo gennaio ha alimentato qualche sospetto su forniture preferenziali verso il Regno Unito. Ma anche eliminato qualche remora per un confronto acceso. Ricordando sempre, per, che di quelle fiale abbiamo un enorme bisogno.
28 gennaio 2021 (modifica il 28 gennaio 2021 | 07:18)
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