«Governo stimi gli effetti sul Pil»
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha segnalato l’associazione datoriale, registra inoltre una «mancata conformità con le linee guida indicate dalla Ue e aggiornate venerdì scorso (22 gennaio, ndr) a seguito della consultazione tra Commissione, Governi e Parlamento Europeo». «Le linee guida – spiega Confindustria – prescrivono infatti, in maniera puntuale, che ogni riforma strutturale e linea di intervento delle 6 missioni strutturali venga declinata secondo una stima precisa degli obiettivi quantitativi che si intende ottenere rispetto alle risorse impegnate. Questo perché la Commissione stessa possa verificarne l’attuazione, sia nell’arco della durata del Piano che negli step intermedi, scongiurando così il rischio di revoca dei fondi o, peggio ancora, la restituzione. Le riforme strutturali, infatti, devono essere quelle indicate da anni nelle raccomandazioni periodiche all’Italia, quindi prima di tutto quelle del mercato del lavoro, della Pa e della giustizia e ogni intervento va progettato seguendo questa metodologia. Inoltre, la linea d’azione deve essere plausibile – sottolinea l’associazione degli imprenditori – , alla luce dei risultati ottenuti dall’Italia negli anni precedenti con interventi nello stesso settore, e congruo rispetto ai principali effetti di sostenibilità sociale, ambientale e al quadro generale di finanza pubblica. Poiché, allo stato attuale, nel Pnrr trasmesso al Parlamento non abbiamo riscontrato questa corrispondenza, Confindustria ha chiesto al Governo di procedere ad un affinamento del Piano per comprenderne gli effettivi impatti sul Pil».
Patuanelli: nel piano tutti gli step
All’interno del Recovery plan, ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, durante l’incontro con Confindustria, «sono dettagliati tutti gli step, l’intensità, le annualità e la messa a terra degli investimenti. L’execution sarà fondamentale, dobbiamo esserne ossessionati. Per questo è importante costruire una cabina di regia in grado di far marciare i progetti il più speditamente possibile, senza intoppi burocratici».
Una scelta sulla riforma degli ammortizzatori sociali
Confindustria ha sollecitato il Governo anche sui « temi che hanno un grande impatto sulla vita delle imprese». Lo scorso luglio Confindustria – ricorda una nota – «ha trasmesso al Governo una proposta dettagliata che coniuga, in un unico obiettivo, la riforma degli ammortizzatori sociali e quella delle politiche attive del lavoro, aprendo al coinvolgimento delle agenzie private. L’obiettivo della proposta è la valorizzazione del capitale umano e l’aumento dell’occupabilità, attraverso il potenziamento dell’assegno di ricollocazione e il contratto di espansione».
«La scelta che riscontriamo nel piano invece – rileva l’associazione degli industriali – , non solo sembra essere quella di basarsi ancora essenzialmente sui Centri pubblici per l’impiego ma, soprattutto, non viene indicata la direzione che il Governo intende intraprendere sulla riforma degli ammortizzatori sociali».
Per gli industriali «altro capitolo essenziale è quello delle infrastrutture. Prima di esprimersi sull’allocazione delle risorse, occorre chiarire il gap delle 35 misure attuative non ancora emanate e dei ripetuti interventi su tale materia fino al Dl Semplificazioni. Specie in questo ambito, infatti, l’efficacia dell’assetto organizzativo e la profonda revisione delle procedure della P.a., al momento non declinate, risulta determinante».