La grazia a Bannon non era scontata: il leader della destra radicale è stato estromesso dal suo incarico di capo stratega alla Casa Bianca dopo sette mesi e i rapporti con Trump sono stati tesi per anni. Di recente, Bannon ha sostenuto gli sforzi del presidente per ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali.
Rapper, lobbysti e dirigenti
Il presidente ha graziato 73 persone e commutato le pene di 70. Molti sono personaggi relativamente poco conosciuti, ma l’elenco include un certo numero di celebrità, ex legislatori, dirigenti d’azienda e persone legate al presidente, alla sua famiglia o ai membri del Congresso.
La raffica di provvedimenti di clemenza segue quelli emessi a dicembre, quando il presidente aveva salvato, tra gli altri, Paul Manafort, il suo primo responsabile della campagna elettorale, e Charles Kushner, il padre di Jared Kushner, genero di Trump e suo consigliere.
Prima di ieri erano già 94 i provvedimenti di clemenza firmati in quattro anni, 49 nella settimana prima di Natale. Il conteggio sale così a 237. Quella del perdono last minute non è un’invenzione di Trump, ma una tradizione che si tramanda da presidente a presidente. Obama ha emesso 212 grazie e 1.715 commutazioni in otto anni, secondo un’analisi di Pew Research. Il presidente George W. Bush ha emesso 189 grazie nello stesso periodo e Bill Clinton ne ha emesse 396.
Tra i nuovi graziati di Trump ci sono anche l’ex sindaco di Detroit Kwame Kilpatrick (condannato a 28 anni per corruzione) e il funzionario Elliott Broidy, già responsabile delle raccolte fondi per il partito Repubblicano, colpevole di aver fatto lobbying su incarico di un imprenditore della Malesia che cercava di interrompere indagini federali a suo carico.