Dieci anni dopo la Rivoluzione dei gelsomini una grave crisi politica ed economica affligge il Paese. Pesanti ritardi nell’emergenza Covid
di Redazione Esteri

Dieci anni dopo la Rivoluzione dei gelsomini una grave crisi politica ed economica affligge il Paese. Pesanti ritardi nell’emergenza Covid
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Scontri e arresti in Tunisia. Tre notti di caos e disordini nel Paese nordafricano, in coincidenza con l’anniversario della cacciata del dittatore Zine el-Abidine Ben Ali e della Rivoluzione dei gelsomini. Sono stati riportati scontri tra gruppi di giovani, anche minorenni, e forze di sicurezza in molte città della Tunisia, nonostante il lockdown. Le autorità tunisine hanno arrestato 242 giovani, in gran parte minori, con l’accusa di atti vandalici. La polizia ha schierato rinforzi in molte città per impedire a questi gruppi di manifestanti di danneggiare edifici pubblici e proprietà private.
I disordini hanno interessato anche altre città, Hammamet, Sfax, Monastir e Tozeur. Per disperdere i giovani, che hanno sfidato il coprifuoco in vigore a causa della pandemia incendiando pneumatici e tentando di saccheggiare negozi, la polizia ha fatto ampio uso di lacrimogeni. Schierato l’Esercito.
La Rivoluzione dimenticata
Dieci anni dopo, resta poco della “Rivoluzione dei gelsomini”. Un sondaggio rivela che il 58% dei tunisini ritiene si stesse meglio quando si stava peggio, il 28% si sente frustrato, l’84% odia tutti i politici e solo il 2% onora ancora la memoria di Mohamed Bouazizi, attivista simbolo delle sommosse popolari che si diede fuoco nel 2011. Il decimo anniversario della prima delle Primavere, quelle che poi si estesero all’Egitto di Mubarak, alla Libia di Gheddafi e alla Siria di Assad, non è una festa: il Paese è in lockdown dal Covid, l’economia è colpita dalla crisi e il dispiegamento delle forze è ampio. Tre giorni di scontri, sassaiole e lacrimogeni da Tunisi a Sousse, da Hammamet a Tozeur, da Monastir a Djerba, migliaia di giovani in piazza e bande di ragazzini a saccheggiare negozi, case, banche, anche un canile comunale.
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I ritardi sul vaccino
Il governo è in grave ritardo sull’emergenza Covid e, a differenza che nei vicini Marocco ed Egitto, i vaccini non sono ancora arrivati. Sono stati fissati quattro giorni di totale lockdown, proprio giovedì 14, tanto da rendere spettrale l’Avenue Bourghiba di Tunisi, di solito molto frequentata. Più che il fallimento del nono governo in dieci anni, è il fallimento dello Stato. Il premier Hichem Mechichi promette il rimpasto di dodici ministri, a partire da quelli dell’Interno, dalla Sanità e della Giustizia, ma per il 68 per cento dei tunisini dovrebbero andarsene a casa lui e tutti gli altri.
Le riforme mancate
L’assenza di riforme, la mancanza di prospettive, il terrorismo, la crisi della vicina Libia: i troppi fallimenti del dopo Ben Ali pesano sulle conquiste della Rivoluzione – dalla nuova Costituzione alla libertà di parola, dalle elezioni al premio Nobel della pace – che tutto il mondo ha riconosciuto alla Tunisia.L’Associazione tunisina dei giovani avvocati accusa le tre presidenze (del Governo, del Parlamento e della Repubblica) di essere all’origine dei problemi e di non fare nulla per affrontarli. Anche uno dei sindacati studenteschi, l’Unione Generale degli Studenti universitari della Tunisia (Uget), di sinistra, si è schierato a favore delle proteste.