È iniziata a Mosca l’udienza finale del processo sulla revoca della condizionale a Aleksej Navalny: la giudice potrebbe decidere di applicare la condanna a tre anni e sei mesi pendente dal 2014 perché Navalny, principale oppositore del governo di Vladimir Putin e agli arresti cautelari dal 17 gennaio, non si presenta da agosto ai controlli necessari per la condizionale. «Potremmo non arrivare a sentenza oggi», ha dichiarato la giudice che deciderà se ammettere agli atti anche le cartelle cliniche dell’ospedale di Berlino dove Navalny è stato ricoverato da agosto ai primi di gennaio. L’agenzia di stampa Ria Novosti riporta anche che la magistrata che segue il caso, Yulia Okuneva, è stata sostituita all’ultimo «senza apparente ragione» con la collega Natalia Repnikova.
L’udienza
Presenti in aula più di 15 diplomatici di diversi Paesi e circa 80 giornalisti tra russi e stranieri: «Un’ingerenza nei fatti interni della Russia», ha commentato la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova sulla presenza dei diplomatici. Alla giudice che gli ha chiesto l’attuale residenza l’oppositore ha risposto scherzando: «vivo in prigione» (attualmente è detenuto al carcere di Matrosskaya Tishina, dove sono spesso rinchiusi gli oppositori politici). Fuori dall’aula c’è anche Yulia Navalnaya, la moglie dell’oppositore (a sua volta multata per avere partecipato alle manifestazioni a Mosca nel fine settimana). «Dicono che continui a violare l’ordine pubblico. Sei una cattiva ragazza. Sono fiero di te», le ha detto lui, poco prima dell’inizio dell’udienza.
Il caso Yves Rocher
Ma per che ragione Navalny rischia di nuovo il carcere, in un processo che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel 2017 ha definito «arbitrario e manifestamente irragionevole?» Nel 2014 Aleksej Navalny e il fratello Oleg furono condannati per appropriazione indebita ai danni dell’azienda francese di cosmetici Yves Rocher, alla quale la loro compagnia di trasporti famigliare Glavpodpiska avrebbe sottratto 30 milioni di rubli (oggi circa 330 mila euro) applicando commissioni indebite. Il tribunale li condannò a dicembre 2014 a tre anni e sei mesi ciascuno. Oleg Navalny ha scontato la pena; il fratello Aleksej ne ha ottenuto la sospensione in via condizionale.
La condizionale implicava, tra l’altro, che Navalny si presentasse a due «firme» mensili almeno fino al 30 dicembre 2020. Ma l’oppositore ha trascorso cinque mesi, da agosto ai primi di gennaio, a curarsi in Germania dopo il subìto tentativo di avvelenamento: la condizionale è così stata sospesa. Di qui l’arresto cautelare, il 17 gennaio, appena è atterrato a Mosca. L‘avvocato che lo difende in questo caso, Vadim Kobzev, ha infatti chiesto di mettere agli atti i documenti della clinica berlinese dove Navalny si è curato, per giustificare la sua assenza ai controlli.
2 febbraio 2021 (modifica il 2 febbraio 2021 | 11:05)
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