“Gli incidenti stradali? Ci costano diciassette miliardi di euro all’anno. Per non parlare della congestione del traffico: qualcosa come cinque miliardi di euro buttati via. E dal momento che le auto inquinano, si stima che dal tubo di scappamento fuoriescano 84 miliardi di euro di danni alla salute: di fatto, sono cifre che superano il valore di una manovra economica”. E l’elenco di Paolo Pinzuti, fondatore e presidente di BikeItalia, prosegue fino al focus centrale di questi quattro mercoled (dal 3 al 24 febbraio, dalle 9,00 del mattino) di “MobilitArs” (www.mobilitars.eu), il simposio formativo digitale dedicato alla mobilit sostenibile: “Mobilit attiva e salute: i danni da sedentariet”. In soldoni? “E’ semplice: si stima che il costo della sedentariet in Italia sia causa di ventisei patologie croniche e di 12,1 miliardi di euro”, risponde Pinzuti, il quale ha voluto intorno a s una quarantina di esperti “Per parlare di cultura della mobilit, ma senza cadere in una visione ipertecnologica della questione, n tantomeno ideologica”.
La vicentina “Selle Royal Group” tra i maggiori sponsor dell’iniziativa organizzata da Bikenomist (societ milanese specializzata nella comunicazione della bicicletta), ma, giurano gli organizzatori di MobilitArs (patrocinata anche dal Ministero dell’Ambiente, oltre che dai Comuni di Parma, Bologna e Siena) qui non si vuole costringere nessuno a salire in bici, n, tantomeno, a disincentivare l’uso delle due ruote condivise: “Anche se il bike-sharing, in una citt come Milano, prima dell’emergenza sanitaria, contava un milione e ottocentomila prelievi, oggi, invece, assistiamo ad una diminuzione del 70-80 per cento”, sottolinea Pinzuti, che aggiunge: “Abbiamo individuato due filoni: la citt sana e la citt resiliente. Ci auguriamo tutti che l’emergenza sanitaria legata al Covid-19, passi presto, ma, altrettanto presto, dovremo capire che occorre lavorare su un sistema di mobilit che aiuti le persone con patologie pregresse”.
E sulla citt resiliente? “E’ la citt che sa adattarsi ai cambiamenti climatici: primo fra tutti, dal momento che viviamo in una Penisola che si affaccia sul Mar Mediterraneo, l’innalzamento dei mari. Cosa fare? Partiremo dalle piccole, grandi cose, ascoltando gli esperti: da Luca Mercalli, della Societ meteorologica italiana, a Padre Joshua Kureethedam, del Dicastero per lo sviluppo umano integrale della Santa Sede, a Luca Boniardi, ricercatore al Policlinico di Milano, il quale presenter una ricerca sul ‘carbon black’ che attacca il Dna dei bambini ed stato individuato in alcune scuole del Milanese”. A proposito di scuole, secondo un recente sondaggio realizzato tra i dirigenti scolastici della citt di Parma, venti su ventuno, praticamente un plebiscito, desidererebbero la limitazione del traffico davanti agli istituti scolastici.
In Sardegna, ad Olbia, hanno fatto molto di pi. “Tutto partito a primavera di due anni fa per poi entrare a pieno regime nell’autunno del 2019: abbiamo chiuso al traffico via Nanni, trecento metri di strada, sulla quale si affacciano diversi istituti scolastici della citt: sia nell’ora di entrata che nell’ora di uscita dei ragazzi. Il traffico stato deviato, e per i parcheggi delle auto sono state utilizzate aree alternative”, ricorda Roberta Calcina, presidente di hub.Mat, associazione di promozione sociale, e consulente sui progetti europei di sostegno all’ambiente e alla mobilit. A Calcina spetter, infatti, raccontare come sia possibile “Finanziare il cambiamento della mobilit: bandi e opportunit” anche per le piccole e medie citt: “I progetti di finanziamento europei ci sono, ma, rispetto alle grandi metropoli, nei piccoli centri meno sentita l’urgenza di intervenire sul tema della mobilit: perch? C’ carenza di personale qualificato e mancanza di infrastrutture adeguate”, risponde la presidente di hub-Mat.
Eppure, basterebbe poco per mettere in pratica tutta una serie di buoni propositi. Del resto, non si inventa nulla in tema di mobilit sostenibile. Tornando ad Olbia, la vita nuova di via Nanni rientra nel progetto, “La strada scolastica”, che a Bolzano esiste da diversi anni, e che ha origine nei Paesi del Nord Europa. “Insomma, basterebbe copiare, ma bene”, osserva l’architetto e urbanista, Matteo Dond, da vent’anni impegnato sui temi di mobilit e qualit urbana, e che per primo ha portato in Italia il metodo delle sperimentazioni dal basso di “Zone 30”, restituendo ai cittadini lo spazio sottratto alle automobili in sosta. “La pericolosit delle nostre strade disincentiva l’uso della bici o la voglia di fare due passi: in Italia abbiamo il doppio degli incidenti stradali rispetto alla Germania, e il triplo se confrontati con i numeri della Gran Bretagna”, ricorda Dond, sottolineando che i ragazzi che percorrono a piedi il tragitto casa-scuola sotto il 7%: “mentre per gli studenti inglesi e tedeschi, siamo oltre il 40 per cento”.
“Le citt 30, dove obbligatorio rispettare questo di limite di velocit, possono rappresentare una soluzione al problema. Che non pi una prerogativa delle citt nordeuropee”, ricorda l’architetto, aggiungendo: “A Madrid, per esempio, nel Natale del 2019, sono state chiuse al traffico diverse strade, pedonalizzandole. Proteste dei commercianti? Al contrario: alla fine dell’esperimento, la banca Vizcaya ha fatto un po’ di conti sul fatturato dei negozi, scoprendo che avevano guadagnato di pi proprio in quel periodo”. Da noi che cosa accade? “Fermo restando che abbiamo il record europeo di auto – 650 automobili ogni mille abitanti – scopriamo che il 40 per cento del tragitto effettuato in auto inferiore ai tre chilometri, che potremmo fare tranquillamente in bici o a piedi”.
Per il progettista milanese, la soluzione rappresentata dall’Urbanistica tattica. Ed in questo caso, non si inventa niente: tutto nasce, pi di vent’anni fa, con Lidya Bonanomi, autrice di “Zona 30. Gente contenta”. “Era convinta che tutte le novit dovessero partire dal basso, attraverso un confronto con gli abitanti dei quartieri”. Ecco perch, Dond, grazie ad un virtuoso copia e incolla, tre anni fa ha attuato lo stesso concetto in zona Corvetto, a Milano. “Insieme alle associazioni Fiab e Genitori antismog, oltre ai social street di quartiere, in piazza San Luigi siamo riusciti a ridurre un attraversamento pedonale da 13 a tre metri e mezzo”: Meno auto e pi pedoni sono riusciti a rivoluzionare persino le percezioni sonore di una anziana abitante del quartiere: “Architetto, le devo confessare una cosa: l’altra sera, dopo tanti anni, sono sono riuscita a dormire con le finestre aperte?”.
In attesa che, nel Recovery plan, ci si anche un piano sulla mobilit per le prossime generazioni: “E non penso a maggiori investimenti iper-tecnologici, o agli incentivi a pioggia per bici e automobili, responsabili anche questi di un maggiore congestionamento del traffico, ma nel cercare di rendere le nostre citt pi vivibili. Sogniamo ad occhi aperti? In Francia lo fanno gi, con la Parigi di domani: centro cittadino vietato alle auto entro il 2024, l’anno in cui la citt sar completamente ciclabile, e Champs-lyses trasformati in giardino per il 2030”, concludono gli organizzatori di MobilitArs”.
1 febbraio 2021 (modifica il 1 febbraio 2021 | 20:16)
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